La lirica? È un gioco da ragazzi!

Quando la didattica diventa indiretta.

Presentato al pubblico da pochi mesi, “Sipario! Chi è di scena” si impone all’attenzione della cronaca come il primo gioco sul tema del teatro d’opera, affrontato sia con lo spessore intrinseco di questa forma d’arte, sia con un approccio ludico-professionale per veri gamers.
La sfida intrapresa da Simone Tansini, inventore, curatore ed editore del gioco, è quella di portare virtualmente sul palcoscenico chiunque. Sipario è un prodotto ideato per tutti: non è richiesta alcuna conoscenza musicale pregressa, poiché grazie alla felice intuizione di poter giocare utilizzando sigle e colori, sia l’addetto ai lavori, sia il neofita, può immergersi nel mondo del “dietro le quinte”.
Dove troviamo allora tracce di didattica?
Quello che nessuno vuole da un gioco basato su un tema identificato come distante o, peggio ancora, noioso, è quello di doversi cimentare con date, autori, personaggi o altre nozioni scolastiche. Il fulcro di Sipario risiede però nella possibilità di approcciare il mondo della lirica attraverso tutto ciò che lo dissacra, e che, quindi, lo rende “umano”. Vestire i panni di impresari teatrali disposti a tutto pur di realizzare gli spettacoli migliori, pronti a macchiarsi delle peggiori nefandezze, è ciò che fa scattare la molla psicologica della competizione più bieca, ma anche del divertimento: il divertimento nel mimare una realtà spesso spietata, che trova però nel gioco una sua ragion d’essere positiva. Poter quindi far fischiare il pubblico agli spettacoli avversari, ingaggiare i paparazzi, causare virus intestinali ai cantanti della fazione opposta, fomentare le maestranze per farle scioperare, oppure sfoderare raccomandati di ferro, è tutto ciò che dà brillantezza al gioco, facendo filtrare, poco alla volta, il concetto che il teatro d’opera è divertente e con esso ci si può divertire.
Il sottofondo di Sipario, quello composto dai nomi delle opere, degli autori e dei personaggi, diventa poco alla volta familiare e si tendono ad assimilare, in modo indiretto, delle nozioni che in altra forma sarebbero rifiutate a priori. Se a questo aggiungiamo che riuscendo ad avere coerenza tra i titoli che si portano in scena si aumenteranno la probabilità di vincere, ecco confezionato il concetto di “didattica indiretta”, grazie al quale il giocatore imparerà i nomi delle opere o i secoli in cui sono state composte, per il principio competitivo che è alla base del gioco stesso; senza accorgersi di aver fatto un piccolo, ma sostanziale, passo verso un genere musicale che è inestimabile patrimonio culturale.